mercoledì 6 gennaio 2010

La Befana, un retaggio della Grande Madre


Se avete letto l'interessante articolo di Andrea Romanazzi ("La simbologia natalizia tra antichi rituali e tradizioni") che vi avevo indicato nel post sulle letture di Natale, avrete notato che nell'ultima parte si parla anche della Befana, figura emblematica in cui, pur con le debite trasformazioni moralistiche dettate dalla cultura cristiana, possiamo ancora riconoscere una delle rappresentazioni pagane della Madre Terra e dei rituali di fertilità e abbondanza a cui essa è legata dalla notte dei tempi.

Se siete interessati ad approfondire l'argomento e non avete ancora avuto occasione di dare un'occhiata a quell'articolo, vi consiglio caldamente di leggerlo ora.

Dal canto mio, leggendo "Entità fatate della Padania" di Alberta Dalbosco e  Carla Brughi, sono rimasta sorpresa dalla varietà di aspetti sotto cui la figura della Befana, questa via di mezzo fra un'antica dea, una fata e una strega, si presenta in varie località del nord-Italia, a seconda delle tradizioni folkloristiche di ogni zona.

Secondo le autrici di questo libro (incentrato sulle figure che popolano la fantasia dei contadini del nord-Italia), l'origine della Befana risale alla tradizione germanica, in cui vediamo la dea Frau Holle passare con il suo corteo di esseri fatati sopra i campi e le montagne, e presso le dimore degli uomini proprio nel periodo che va dal solstizio d'inverno al sei di gennaio, portando doni e abbondanza dove trovava una degna accoglienza, e disdegnando le case sporche e trasandate.

Ancora di recente la Befana è rappresentata nelle varie località come una creatura dai poteri soprannaturali.

Entità femminili legate agli antichi culti di fertilità le troviamo vicino a Brescia, sotto il nome di Bonae Res. Queste donne misteriose si aggiravano nella notte, chiedendo ospitalità nelle case dei villaggi, e a seconda dell'ospitalità che ricevevano, proprio come la Dea Frau Holle, portavano prosperità e abbondanza, o miseria e malasorte. Sempre nel bresciano c'era anche la "Donnina del Tetto", una vecchietta che si appollaiava sui tetti e spiava dalle finestre il comportamento degli abitanti delle case: probabilmente si ricorreva a questa leggenda per esortare i bambini ad essere obbedienti e ad andare a letto presto. 

Altre figure che ricordano molto da vicino la Befana sono le Borde, nel bolognese, che sorprendevano e disorientavano i viandanti con banchi di nebbia venuti dal nulla.

In Val Camonica troviamo una vecchietta piuttosto curiosa: la Mandola, che insieme al suo corteo di folletti spargeva per prati e boschi una polverina misteriosa in grado di far crescere i funghi porcini in gran quantità.

Nella provincia di Belluno si incontravano figure molto più paurose delle precedenti: le Donazze, megere che durante l'inverno uscivano dalle loro misteriose dimore, costituite da rocce e spelonche, per visitare le case dei montanari. Si appostavano presso le entrate urlando imperiose: "Deme da filà, se no ve fili le budele!!!". Ovviamente era premura degli abitanti della casa aprir loro la porta e dar subito alle vecchie la lana e tutto l'occorrente per filare.

Nel comasco abbiamo la Donnetta Grigia, anch'essa una figura piuttosto ambigua. In genere appariva di notte, presso le scale che conducevano alla cantina. Come le Bonae Res, se riceveva un trattamento degno si occupava della famiglia, vegliava sulle culle e teneva lontani i malanni. In caso contrario scatenava la sua rabbia terrificante e portava lo sfacelo.

In Veneto c'erano le Bele Butele, che durante il giorno si mostravano nel loro aspetto seducente di belle fanciulle, ma quando sendeva la sera diventavano vecchie orripilanti con zampe di cavallo o di capra.

Infine in Piemonte, nelle Langhe, la tradizione narra di una vecchia curandera, la Berghera, in grado di guarire tutte le malattie degli animali grazie alla conoscenza di erbe, unguenti e rituali particolari. Pare che non si potesse non restare incantati dalla sua saggezza, e mentre lei era all'opera i contadini la guardavano in silenzio e obbedivano alle sue richieste.

Un'ultima nota interessante: quand'ero alle medie avevo sentito la mia professoressa di italiano, una suora di origine milanese, pronunciare la parola gibigiana, riferendosi a un mio compagno che con il suo orologio le rifletteva in faccia il sole del primo pomeriggio. Poco tempo fa ho scoperto che perfino quel detto è un retaggio di antiche vestigia pagane, che indirettamente si legano ancora una volta alla Befana. Pare infatti che in certe regioni d'Italia le antiche divinità si mostrassero agli uomini durante le prime ore del pomeriggio, quando la luce del sole era più luminosa. 

Nel milanese ancora oggi, quando si vede il barluccichìo del sole pomeridiano sulle superfici riflettenti, si dice "Balla la vegia", e nel pavese quella stessa manifestazione è detta "veggia" o "gibigiana". E quando si parla di "veggia" molto spesso ci si riferisce alla Befana.

Quella stessa "Vecia" che in Veneto, in Friuli, nella Marca Trevigiana e in moltissime altre parti d'Italia viene bruciata il 6 di gennaio sotto forma di fantoccio, per rappresentare la fine dei rigori invernali e per propiziare una nuova stagione di abbondanza. 



La prima foto di questo post è di Juan José Rincón, tratta da Picasa, e s'intitola "Befana al lado del Adige". L'ultima foto è tratta dall'album di Talba su Flickr, e s'intitola "The witch-la vecia". Come sempre... grazie a tutti i fotografi che pubblicano le loro opere con la licenza "Creative Commons", e un grazie particolare a Talba, l'eccezionale fotografo dal cui album attingo più spesso.

2 commenti:

  1. Grazie, Arkana, avendo notato la tua competenza proposito delle antiche tradizioni, avevo in mente proprio di chiederti notizie in merito alla befana e alla sua iconografia... ma a causa degli impegni di questo periodo... Grazie.
    fra Marco (amorecontro.myblog.it)

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  2. Bentornato!
    Purtroppo riguardo l'iconografia della Befana questo articolo non è... articolato (scusa il gioco di parole!) come quello su Halloween, comunque visitando il link che rimanda all'articolo di Andrea Romanazzi potrai trovare notizie più esaurienti.
    Devo ammettere che la mia competenza ha ancora molte lacune, ma in fondo la ricerca delle proprie radici non finisce mai!

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